| Capitolo 2: "La pergamena di Edenshadow":
Celine fu la prima ad arrivare sul luogo dell'appuntamento. Spero che gli altri siano puntuali! pensò. Non fece in tempo a pensarlo che Galad apparve da dietro l'angolo camminando sicuro,e Darksmoke le apparve alle spalle uscendo dall'ombra e facendola sussultare Poco dopo anche Actarus fu lì, seguito da Edgar. Arlene e Moonriver furono le ultime ad arrivare, di lì a poco. Sophia e Rastlin furono gli ultimi ad arrivare, l'allieva sorreggendo il maestro; con un debole gesto del capo Rastlin salutò i presenti attendendo le indicazioni del viaggio. Sophia rimase silenziosa sorridendo appena. "Ora che ci siamo tutti....."disse Galad:" è ora di consultare la mappa". Detto questo srotolò una pergamena che aveva in tasca, poi continuò:" ci sono due vie, una più sicura, ma lunga, che passa per molti paesi prima di arrivare alla meta, ed una breve ma insidiosissima, che conduce nel luogo più temuto di queste contrade......." "Io direi di raggiungere la meta facendo la strada più breve sebbene insidiosa" disse con tono piuttosto flebile Moonriver. "Confidi un po' troppo sulle tue capacità. Non sappiamo cosa ci aspetterà, né se siamo in grado, ora come ora, di affrontare insidie magari più grandi di noi, io opto per la via meno breve ma più sicura" propose Arlene.
"La strada più breve!" disse la vispa Celine.
"La selva delle anime perdute..." disse Actarus con un fil di voce e abbassando lo sguardo.
"Cosa?!" disse Celine.
"E' il nome del bosco in cui dobbiamo passare per percorrere la strada più breve..."
"Perché si chiama così?" chiese l'alchimista.
"Un tempo, prima dell'arrivo dell'inquisizione era un bosco bellissimo dove le fate vivevano spensieratamente... poi, dopo che si fu impadronita del medaglione, l'inquisizione arrivò anche lì. Le fate furono prese, torturate e private degli occhi... furono lasciate libere infine... ma come anime infelici che vagavano senza meta in quello che fino ad allora era stato il loro paradiso. Essendo l'anima delle fate legata a quella della foresta, gli alberi divennero tristi insieme a loro... iniziarono ad appassire... poi... non riuscendo più a sopportare tale sofferenza le anime delle fate divennero malvagie... e queste si trasformarono in creature delle tenebre... la foresta stessa divenne malvagia... superarla sarà un'ardua impresa... ma noi ce la faremo!" disse Actarus con sguardo risoluto. Ma intanto dentro di sé era pieno di tristezza. Finn... pensava... "Se non si può evitare verrò nella selva con voi" aggiunse Edgar triste. Con voce rattristata, anche Arlene e MoonRiver si accordarono con loro per la foresta.
Sophia guardò attentamente uno per uno i membri della sua nuova compagnia, in fine parlò con voce calma e suadente.
"Non ho timore nel seguirvi, sono una creatura della notte, molti mi definirebbero malvagia, quindi...sarà un po' come ritrovarsi tra fratelli"
Un sorriso gentile, per quanto un vampiro possa sorridere gentilmente, le apparve in volto poi, parlando tra sé e sé.
"Mmmh...chissà che sapore hanno quelle piccole creaturine..."
Rastlin ancora al suo fianco, la spintonò delicatamente e le parlò con tono divertito e severo.
"Sophia...Ma come puoi pensare a mangiare in queste situazioni?" "Bene, è ora di partire....." La frase fu interrotta dal rumore di molti uomini che correvano e dal clangore delle armi. "GLI UOMINI DELL'INQUISITORE,FUGGITE IN ORDINE SPARSO VERSO IL BOSCO" disse Galad e poi partì, un uomo gli si parò davanti dicendo: "Fermo in nome dell'.....'"La frase gli morì in gola quando un fendente lo scagliò contro un albero vicino.. Edgar seguì il sentiero di Galad, mentre Darksmoke semplicemente sparì nell'aria notturna . Un bosco tetro ora si presentava di fronte a loro. I rami degli alberi si intrecciavano a tal punto da impedire in alcuni punti il passaggio di qualunque essere umano... l'aria era pesante... e più il gruppetto avanzava più respirare diveniva faticoso... Celine impaurita si stringeva al braccio di Actarus che non pareva affatto spaventato. Tuttavia aveva un'espressione strana sul volto... un'espressione che ha chi soffre profondamente... Arlene continuava a camminare cercando si farsi strada con le mani. Alcuni rami erano talmente tanto esili all'aspetto ma robusti e contorti nella realtà, che alcune spine su di essi le si impigliavano alle maniche del vestito. Per liberarsi da queste spine, spesso Arlene finiva per ferirsi le dita. Invece, MoonRiver sembrava affaticata: l'ambiente tetro non era il suo luogo ottimale, ma cercava di andare avanti, precedendo Arlene. Galad accese una torcia. "Mi raccomando, seguite sempre la luce, perdersi è facile e ritrovarsi quasi impossibile". Sia Arlene sia Moonriver seguivano i passi dei loro compagni di avventura. Si tenevano un po' più strette per non allontanarsi troppo dall'alone di luce che la torcia emanava. Sentivano scricchiolare pezzi di rami secchi sotto le loro scarpe e qualche rumore insolito in lontananza, sebbene questo non provenisse da un punto preciso e ben localizzabile. Ad un tratto un vento gelido si diffuse fra i rami degli alberi.... un freddo di morte... una strana melodia giunse alle orecchie di tutti... una musica dolce e triste...
Il gruppo avanzò.
In una zona in cui ora gli alberi non crescevano più, una donna sedeva su una roccia. La fanciulla stava suonando un flauto traverso... le sue palpebre erano chiuse...
Ad un tratto la donna sollevò le palpebre: non c'erano occhi sotto di esse. Il sangue colava a fiotti dal suo viso...
Accortasi della presenza del gruppo la donna scoppiò a ridere in un modo isterico... Arlene, dapprima spaventata da quella donna incontrata, si fece coraggio e si rivolse verso la donna senza occhi: "Che accade, signora? Come mai si trova qui, da sola in questo luogo così oscuro a.... suonare una canzone così triste?". MoonRiver cercava di non far notare la sua sensazione di sorpresa nel parlare veder così ad una donna avvolta in un mistero così lugubre. La presenza di quella donna le faceva sentire un senso di gelo e di morte nei dintorni.
Sophia rimase in coda al gruppo, più per la disposizione in cui si muovevano, che per essere davvero una retroguardia; ogni tanto un ramo spinato le feriva il viso o le candide mani, ma i graffi vermigli si richiudevano dopo pochi istanti. Lo sguardo preoccupato, si posava in ogni istante sul suo maestro che a fatica avanzava a pochi passi di fronte lei. Anche alle sue orecchie arrivò la triste melodia ed un senso di angoscia la assale... La donna senz'occhi smise improvvisamente di ridere. E parlò. "Creature della luce..." disse indicando prima Arlene, Moonriver, Edgar, Celine, Actarus e Galad. "Creature delle tenebre..." disse poi indicando Sophia, Rastlin e Darksmoke. Si interruppe per qualche secondo poi continuò: "La vostra venuta era stata predetta... o' salvatori della magia... ma il successo della vostra missione dipenderà solo da voi... Prendete!" La donna spalancò la bocca e ne fece uscire un occhio. Lo tenne per qualche istante in mano. "Io sono Amarantha... un tempo tutte noi creature della foresta eravamo fate... ma follia ci colse nel momento in cui i nostri occhi ci furono strappati... questo occhio lo trovai ai margini della foresta... ed è esso che mi permette di conservare un lume di ragione... prendetelo! Finché lo avrete voi nessuna delle mie sorelle oserà toccarvi! Ma in cambio dovrete riportare qui gli occhi delle fate, quando vi sarete impadroniti della pergamena... ma attenti! Se perderete l'occhio... neanche la vostra magia potrà proteggervi dalla follia di coloro che prima erano fate..."
Amarantha pose l'occhio nella mano di Arlene e sparì.
Arlene guardò nella direzione in cui era sparita la fata senza occhi. Guardò poi verso gli altri, senza emettere un fiato, senza scomporsi troppo. Custodirò quest'occhio pensò prima di riporlo in una tasca interna alla sua sacca, insieme a tutti i vari ingredienti per pozioni magiche. "Andiamo presto! - disse Actarus - Dobbiamo essere al castello prima che faccia giorno o la vampira avrà dei seri problemi!" Arlene e Moonriver affrettarono il passo alle sue parole. Arrivarono ad un impetuoso torrente. "Il fiume del bosco, state attenti!" tuonò Galad per superare il rumore: "ben poche persone cadendovi hanno risalito le sue sponde, ora creerò un ponte. Detto questo tirò una corda con rampino sull'altra sponda, l'assicurò a un albero, e, con grande maestria, percorse la corda fino all'altra sponda. "Ora buttatemene altre tre e farò un ponte anche per voi!" Actarus ed Edgar gli lanciarono altre due corde. Lo stesso fece anche Arlene, che li seguì, mentre MoonRiver si teletrasportò direttamente dall'altra parte della riva. Il ponte non era stabile. Celine si lanciò per prima nell'impresa di attraversarlo... sentiva il cuore batterle forte ad ogni passo che faceva... poi ebbe la pessima idea di guardare in basso... cominciò ad agitarsi, perse l'equilibrio e... finì per rimanere appesa con una sola mano a una delle corde del ponte. "AIUTAMI ARLENE!!!!" cominciò a gridare. MoonRiver, dall'altra sponda, si sentiva impotente di fronte a quella situazione. Sapeva solo teletrasportarsi ma non sapeva teletrasportare gli altri nel caso in cui non ci fosse stato vero un contatto con la persona. La fune era parecchio affollata, per cui le era impossibile aiutare la ragazza in difficoltà. Arlene si fece un po' indietro, sentendo la voce di Celine in difficoltà. Si spostò piano piano verso di lei, chinandosi lentamente per far oscillare il meno possibile la corda su cui erano sospesi, poi la prese per un braccio: "Aggrappati alla mia mano. Ti tiro su" le disse. La ragazza obbedì, A fatica Arlene la ritirò sulla fune: l'impresa non era facile visto il tentativo di evitare di far cadere giù anche gli altri. Galad arrivò in equilibrio su una corda. "Celine, vieni con me" disse, e prese la ragazza in braccio, portandola fino all'altra sponda. Celine era in salvo ma nel chinarsi Arlene aveva perso l'occhio. Quando furono tutti passati Galad ritirò le corde, che erano di un tipo speciale, e si tenevano o cedevano secondo la volontà del padrone, quindi chiese: "Tutto a posto? Avete ancora tutto? Vi siete feriti?"
"Sì, tutto a posto" disse prima Moonriver. Lo stesso disse Arlene: "Sì, non mi sono fatta niente… E poi abbiamo…. Abbiamo… Ma dov'è finito?!?" disse Arlene cercando nella sua sacca l'occhio donatole. "Come è accaduto?" si chiese ad alta voce, senza accorgersene. Vedendo che gli altri del gruppo la stavano fissando per capire cosa fosse successo, allora Arlene rispose: "Deve essere stato quando mi sono chinata. Non riesco più a ritrovare l'occhio che la fata mi ha dato l'avevo messo qui ma ora non c'è più" si giustificò mostrando la tasca della sua sacca. Poi Arlene ripensò alle parole della fata e le pronunciò nuovamente, prima di dire: "Mi dispiace…. Mi dispiace enormemente. Spero solo che ciò che ci aveva detto non si avveri….." MoonRiver allora si avvicinò alla donna, poi le disse: "Ormai la corrente del fiume deve averlo portato chissà dove…. Sono due le cose: o ci adoperiamo per recuperarlo oppure dobbiamo continuare, sperando che tutto ciò non comporti molto sulla nostra missione". MoonRiver era preoccupata quanto Arlene ma, in quel momento, non si sentiva di rimproverarla poiché il suo gesto era stato lo stesso nobile in quanto aveva aiutato una persona del gruppo in difficoltà. "Tirate fuori le armi e preparatevi a combattere, tutti stretti contro di me, procederemo in circolo, coprendoci le spalle a vicenda, ormai la nostra salvezza è appesa a un filo, ma io avevo già preventivato di passare questa foresta senza quell'occhio, e non mi importa che tu lo abbia perso, anche se sarebbe stato tutto più semplice" disse Galad. Arlene abbassò lo sguardo, poi, fece come Galad aveva intimato. MoonRiver rimase zitta e si adeguò anche lei. Un'ondata di spiriti neri si precipitò addosso al gruppo. "PRESTO! CORRETE!" gridò Actarus. Il gruppo cominciò a correre velocemente quando uno spirito afferrò Galad per una gamba facendolo cadere poi con le lunghe dita cominciò a stringere forte il collo dell'uomo. L'Elfo urlò con la sua bella voce parole nella lingua antica, quindi parve brillare di luce propria per un attimo, gli spiriti sembrarono scappare atterriti. "Non fermatevi, non è ancora ora! Sento che il peggio deve ancora arrivare!"
Alcuni spiriti continuavano, anche se accecati, a inseguire in gruppo. Arlene per un attimo, creò una barriera di energia attorno al gruppo. Gli spiriti allora, accecati da quella luce abbagliante e respinti, furono costretti ad indietreggiare mentre il gruppo continuava nella sua corsa.
Ad un tratto gli spiriti neri emisero un lungo grido straziante. Tutti si portarono le mani alle orecchie pur di non udire più quel suono. All'improvviso gli spiriti si smaterializzarono ed entrarono nei corpi di Celine e di Arlene... Celine si portò di fronte a tutti bloccandogli le corsa. Stette un attimo ferma a guardarli poi scoppiò in una risata isterica. I suoi occhi erano spenti. "Voi non uscirete vivi da questa foresta! - disse - Io e le mie sorelle... vogliamo i vostri corpi!" Ad un tratto Darksmoke emise una lunga risata, poi disse: "Spiriti della notte, ritornate da dove siete usciti, nelle vostre tane, io parlo per nome della mia Signora che tutto avvolge quando il sole muore nel sangue a occidente, scappate, o la mia ira si scatenerà" Celine rise: "Spiriti della notte ci hai chiamato?! Noi non siamo spiriti delle tenebre! La tua magia non ha effetti su di noi! Noi siamo le anime perdute delle fate che dimorano in questa foresta!" "E se non ci ubbidirete, ci troveremo costrette non solo a sbarrarvi la fuga ma vi ridurremo in una forma disumana tanto che neppure vostra madre riuscirebbe a riconoscervi. Noi vi strapperemo le ossa, rendendovi solo un piccolo ammasso di carne. Non ci credete? Posso mostrarmi su me stessa quello che noi fate sappiamo fare" urlò in una risata malefica Arlene posseduta iniziando a portare le mani verso i suoi occhi. "Non temiamo più il dolore, né il massacro! Il vostro massacro!" Actarus saltò alle spalle di Arlene e le bloccò le braccia. "Qualcuno di voi maghi sa fare un esorcismo?" gridò il giovane.
Celine nel frattempo si era già gettata su Rastlin.
Arlene posseduta cercava di dimenarsi per liberarsi, alla fine assestò una gomitata a Actarus sullo stomaco. Actarus mollò la presa. Stavolta fu Arlene a prendere Actarus, con l'intenzione di infierirgli un colpo al collo. Nel frattempo, MoonRiver si teletrasportò dietro di Arlene, dandole un colpo in testa. Arlene mollò la presa e Actarus fu di nuovo liberò ma la donna posseduta di rivolse di nuovo contro di lui e gli si avventò contro, mettendogli una mano attorno al suo collo cominciando a stringere. "Come hai osato attaccarmi?!?" gli disse con tono di disprezzo. Poi, non mollando la presa, volse anche verso MoonRiver: "Tu... Tu me la pagherai, insulsa maga, per l'affronto!". La posseduta stava per fare una magia contro MoonRiver, con la mano rimasta libera, giusto in quel momento.
Da un cespuglio all'improvviso apparvero Rastlin e Sophia; il primo totalmente infuriato con la seconda, che a capo chino sorbiva in silenzio, i rimproveri dell'altro.
"Non provare più a sparire così...i miei insegnamenti sono preziosi, e non credo potresti apprenderli se continui a volatilizzarti così..."
Le parole si gelarono sulle labbra del negromante, nel rendersi conto di ciò che stava accadendo ai compagni della spedizione. Rastlin, dopo il primo attimo di smarrimento, ritrovò tutto il suo sangue freddo, sfilò dal collo un amuleto e lo puntò con rabbia e convinzione verso Arlene.
"Sciocco spirito. Abbandona il corpo di questa giovane ragazza...mostrati nella tua forma naturale"
Alle parole del negromante, spasmi ed urla di dolore, iniziarono a manifestarsi in Arlene, mentre Sophia, sempre con un espressione impassibile, di innata nobiltà, estrasse dalla sua sacca una sfera di cristallo azzurro, rimanendo in attesa. Lo spirito uscì dal corpo di Arlene, ma entrò in quello di Actarus, che dopo una sonora risata si allontanò di corsa insieme a Celine. Intanto un altro spirito entrava nel corpo di Moonriver... Arlene cadde a terra quando lo spirito uscì dal suo corpo, come se avesse esalato l'ultimo respiro. Arlene rimase a terra, indebolita improvvisamente, senza forze, che lo spirito le aveva risucchiato. Il suo respiro si faceva sempre più calmo, quasi impercettibile. MoonRiver, posseduta, si scagliò contro Edgar e, con un grido disumano sotrdì tutti quelli della compagnia per un attimo. Quello era il richiamo per l'altro spirito che aveva posseduto Actarus. L'unica a non rimanere stordita dal grido, fu la giovane vampira: la non vita le permetteva di sopportare meglio ogni forma di dolore. Più arrabbiata che mai, con gesti veloci e innaturali, Sophia estrasse dalla sacca al suo fianco due statuine di giada a forma di lupo, le mise a terra e pronunciò parole arcane e incomprensibili. Al posto della pietra apparvero due lupi in carne ed ossa, più grossi del normale e con gli occhi iniettati di sangue.
"Andate a prenderli...e portateli qui, vivi"
La voce metallica, uscì dalle labbra di Sophia in un sibilo, indicando ai due ghoul i due fugitivi. La sua attenzione si rivolse al secondo spirito, allo spirito urlatore.
"Ora cattiva fatina, entrerai qui dentro...senza storie"
E dicendo questo punto la cristallina sfera.
"AHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!" Lo spirito della fata uscì dal corpo di Moonriver e finì nella sfera di Sophia. "Peccato! Cominciavo a prenderci gusto!" disse Edgar da sotto il corpo di Moonriver. La ragazza non rispose, guardò per qualche secondo Edgar e poi svenne.
Intanto uno spirito stava cercando di entrare nel corpo di Darksmoke. Ma la magia nera all'interno del mago glielo impedì. Sophia soddisfatta del lavoro, guardò intorno a sé cercando di individuare i membri della compagnia. Si rese conto all'improvviso, mentre assaporava quei piccoli istanti di gloria, che i due lupi ancora inseguivano lo spirito fuggito portandosi la povera ragazza innocente. Sophia con tutta la velocità vampirica da lei posseduta si lanciò all'inseguimento. Actarus e Celine, ancora posseduti, erano sdraiati a terra... il ragazzo stava ora sollevando la gonna della ragazza... All'improvviso udirono un ululato. In quel momento l'occhio che prima aveva perso Arlene veniva raccolto da un ragazzo... "?!" Mentre andava avanti scansato, non si sa perché, dalle forze oscure, Alex proiettava qualche rudimento di fiamme per distrarre i nemici dai corpi, e quando raggiunse quello sgangherato gruppo sentì molte presenze magiche... "Force proyectyle!!!" gridò, e le ombre furono ricacciate indietro nell'oscurità... "Hey, tu, è tuo questo?" Gli spiriti alla vista dell'occhio si allontanarono. Ma c'erano ancora quelli che avevano preso possesso dei corpi di Actarus e di Celine. Il gruppo si spostò nel luogo in cui si trovavano l'uomo e la donna. I lupi mandati da Sophia gli stavano impedendo di muoversi. Alex scoppiò a ridere: "Ma che spirito malefico sei? Il mio maestro a scuola era molto più forte di te!" Forse così riuscirò a deconcentrarlo! Pensò e, sguainando la spada, disse: "Anaketon machk arrellh kapetha khah!!!" La spada era rossa, ma tutto ad un tratto era diventata di una luce aurea... Alex sferrò il colpo, e Actarus gli cadde in braccio, tramortito. "Che schifo!!!" urlò Alex. Lo spirito si dissolse nell'ombra, fumando. Darksmoke guardò Celine negli occhi intensamente, e subito la ragazza cadde svenuta, e lo spirito si dissolse. Un sorriso si stampò sulla faccia del mago mentre raccoglieva il corpo della ragazza Ma quelli non erano spiriti comuni... erano anime, che potevano essere imprigionate ma non distrutte... tuttavia a causa dell'occhio ora in possesso della compagnia, almeno per il momento, non potevano rientrare nei corpi di quegli individui... Celine e Actarus si ripresero a poco a poco. Celine stava malissimo poiché lo spirito era rimasto nel suo corpo più a lungo che in quello degli altri. "Andate a cercare del ninius... è una pianta particolare che cresce solo in questa foresta! - disse Actarus - Non temete! Portate pure l'occhio con voi... questi spiriti difficilmente prendono possesso di una persona per due volte di seguito... la possessione indebolisce il corpo... e se lo facessero rischierebbero di ucciderla! Vi aspetteremo qui!" disse Actarus. Alex era stupito... come era possibile che quelle persone avessero deciso di loro propria volontà di andare in quel castello? Si riprese quasi subito dai suoi pensieri e disse: "A quanto pare quell'occhio serviva a questo! Alla mia scuola non insegnano erboristeria, quindi non posso darvi una mano nel cercare quella pianta. Mi chiamo Alex, e sono qui per aiutarvi. E non chiedetemi perché". "Quella pianta è molto rara! E serve l'aiuto di tutti!" disse Actarus. "Vi prego! Aiutateci a salvare Celine! Basterò io qui!" Arlene si rialzò indebolita. Anche lei pareva della stessa opinione. Alex disse solo queste parole: "Ditemi come è fatta questa pianta!" prima di sparire nell'ombra. "Fiori rossi come il sangue... è tutto quel che posso dirti!" disse Actarus. Rossi come il sangue eh? pensò Alex mentre eseguiva uno scanning magico. Penso sia ora di chiamare degli amici pensò ancora e lanciò un ululato. Il gruppo si sparse a cercarli. Galad li trovò sotto un albero poco distante. Che fortuna! Pensò, e poi lo vide uscire dalle tenebre, e cacciò un urlò potentissimo, prima di prepararsi a resistere fino alla morte Arlene fece altrettanto: aveva con sé il suo falcetto per prenderne in una buona quantità. Tuttavia era ancora debole, per cui traballava un po' sulle sue esili gambe. Mentre gli altri del gruppo erano lontani, Celine a dispetto di quanto pensava Actarus cominciò a riprendersi. "Come stai?" chiese il guerriero. "Mi sento molto debole... mi serve del ninius..." "Sono andati tutti a cercarlo, rispose Actarus. "Ma se è nella mia sacca!" rispose Celine. Hai dimenticato che sono un'alchimista?" Actarus guardò nella sacca. Di ninius in effetti ce ne era in abbondanza. Il giovane ne diede un po' alla ragazza che recuperò appieno le forze. Celine saltò in piedi: "Allora? Andiamo a cercare gli altri?" "Ehi! Ehi! Rischieremmo di perderci! aspettiamoli qui!" "Ma potrebbero metterci molto prima di trovare quella pianta..." "D'accordo... andrò io a cercarli! Accidenti! Quel ninius è miracoloso! E' come se non ti fosse accaduto nulla!" disse Actarus. "Vero!" rispose lei e mentre Actarus si allontanava Celine si sedette davanti ad un albero... poi d'un tratto senti qualcosa... in un istante era tutto finito.
Actarus trovò prima Moonriver ed Edgar, poi Arlene, Sophia, Rastlin, Alex, Galad e infine Darksmoke. Messili al corrente che la ricerca non serviva più li condusse tutti fino al punto in cui si trovava Celine. "Finalmente! Vogliamo andare?" disse la ragazza.
Il gruppo riprese la strada verso il castello delle ombre...
|