PROLOGO.
Sognare….
Un luogo inquietante, misterioso….Coinvolgente.
Scendere in basso,sempre più in basso….Sempre più.
Un grande senso di disagio, che come catena si stringe attorno al cuore.
E lo soffoca.
Senza meta continuare in questo luogo abbandonato, silenzioso…
E infine cadere.
Ma all’ improvviso essere in pace con tutto, rilassarsi, perché non c’è più oppressione o dolore….
Perché sai volare.
Si svegliò dal lungo sonno. Lenta, metodica cominciò a stiracchiarsi.
Sorrideva.
Teneva gli occhi chiusi. Aveva riposato, tranquilla, si sentiva rinfrancata. Fece una smorfia, non aveva voglia di lasciare il suo rifugio,caldo,silenzioso…Ovattato.
Mosse una mano di scatto, tutto il corpo fu percorso da fremito.
Sentiva la forza….Pulsare di nuovo,attraversava le ossa e giungeva alla carne…
Rise.
Una gran boccata di liquido le scese giù, sino allo stomaco, era caldo, buono… Inebriante.
Aprì gli occhi, vedeva sfocato, sentiva i rumori lontani…Indecifrabili.
Si sentiva al sicuro…Protetta.
Prese ad osservare le sue mani, affusolate, belle, prive di imperfezioni… Munite di forti artigli, affilati come spade.
Una nuova smorfia si disegnò sul suo viso ma fu subito seguita dal sorriso e infine da un espressione disincantata, ma pura e determinata.
Guardò in basso, sul suo ventre.
Vedeva tutto sfocato.
Vide l’appendice che le permetteva di nutrirsi,di respirare…Di vivere nella sua nuova forma.
La recise di netto…
Aspettò.
Era buffo galleggiare nel liquido senza punti fermi di riferimento, era inebriante sentire i polmoni che imploravano aria…
Cominciò a ingoiare il vitale liquido…
Doveva uscire, doveva uscire…Stava diventando un mortale liquido adesso…
Rapida si mosse, due bracciate e poteva essere salva.
Era diventata improvvisamente smaniosa.
Ricordava.
Sapeva quale bellissima ricompensa l’ attendeva fuori…
Doveva rivederla.
Tenebre….
Silenzio….
Silenzio ?
No, sinfonia di lamenti, disperazione… Pianto ….Una musica celestiale di suppliche, pianto, disperazione…Lamenti…
Dolore.
La luce improvvisa.
Era curiosa, la guardava, era divertente…
Rompeva la monotonia.
Era una statua immortale per il regno eterno… Non era fatta di pietra.
Era una creatura fatta di grazia e bellezza … Ora esaltate dal dolore incessante…
Faceva freddo… Gli occhi….Cercavano la luce…. Erano innalzati verso quella tenue e inutile speranza… La luce… Gli occhi, lacrime di sangue scaturivano dagli occhi che cercavano speranza..
In ginocchio.
Come trofeo, guerriera sconfitta… Scherzosamente posta in posizione di adorazione… Aveva le braccia aperte, bloccate dalle cinghie, dalle catene e dagli uncini che laceravano la carne…
Attendeva…. Come un abbraccio… Ma la luce non poteva darglielo….
E la sua aguzzina attendeva… Riempiendosi gli occhi di quello splendore, soffocando la sua voglia…
Faceva freddo, imprigionata… Continuava a fissare quella flebile luce…Come se fosse stata la sua unica ragione per continuare ….
A esistere.
Anche se in ginocchio, prigioniera … Per l’ eternità.
Come una statua, la statua di una serafina…
Un giocattolo…Il giocattolo di una succube.
Era la ricompensa, il bottino di guerra. La guerra dimenticata degli immortali, ma ancora viva nella memoria della vincitrice.
Si crogiolava nel piacere, decine di mani …Di lingue… di sguardi la sfioravano avidamente.
Era appoggiata ad un muro di carne pulsante…
Guardava intensamente il suo giocattolo.
Le mani di quella commistione sanguinolenta la toccavano incessantemente, lei fiera abitatrice del luogo in cui neanche la luce può sfuggire….
Sentiva il piacere…Era estasiata…Ma guardare il suo trofeo era la ricompensa più gradita…
Più gradita….
